venerdì 25 febbraio 2011

150 ANNI DELLA REPUBBLICA

Nel 1861, dopo le guerre contro gli Austriaci e conclusa la spedizione di Garibaldi in Sicilia, termina il lungo periodo di lotta politica e militare che conduce l’Italia all’unificazione. Il 17 marzo di quell’anno a Torino viene proclamata l’unità nazionale e la città diventa la prima capitale d’Italia.
Durante il Risorgimento aveva accolto tutti gli esuli che, giunti da ogni parte della penisola, avevano maturato una comune aspirazione unitaria e qui era stata elaborata la strategia politica che avrebbe portato all’unificazione.
La nuova storia dell’Italia, indipendente e unita, parte quindi da Torino il 17 marzo di un secolo e mezzo fa. La città resta capitale per quattro anni, fino al 1865, quando la centralità del governo del Regno si sposta a Firenze. La sede viene stabilita a Roma a partire dal 1871, quando l’unificazione del Paese è ormai definitivamente completata.
Nel 1911 e nel 1961, in occasione del Cinquantenario e del Centenario dell'unificazione nazionale, Torino torna ad essere il centro del Paese: le grandiose celebrazioni che vi si tengono per i due anniversari attraggono oltre 6 milioni di visitatori ciascuna.

Nel 2011 l'Italia compie 150 anni e moltissime città, tra cui Torino, festeggiano l'anniversario con grandi eventi.



martedì 22 febbraio 2011

Sei Cappelli per pensare!

De Bono spiega che utilizzare ed indossare realmente 6 diversi Cappelli per osservare qualcosa da diversi punti di vista permette di superare i limiti abituali cui sottoponiamo i nostri ragionamenti.
Ogni cappello è legato ad un tipo di pensiero e grazie al colore è facilmente collegabile ad una tipologia di pensiero.
Per realizzare la tecnica si procede indossando i 6 cappelli secondo l'ordine proposto, che però non è rigido, in quanto può essere utile mettere uno stesso cappello più volte, per approfondire la riflessione, oppure invertire l'ordine. Questa scelta è a discrezione di chi utilizza la tecnica e le varianti saranno sempre più auspicabili, con l'aumentare dell'esperienza.

Ecco i nostri Cappelli:

venerdì 11 febbraio 2011

Illusioni percettive

Una illusione ottica è una qualsiasi illusione che inganna l'apparato visivo umano, facendogli percepire qualcosa che non è presente o facendogli percepire in modo scorretto qualcosa che nella realtà si presenta diversamente.
Le illusioni ottiche possono manifestarsi naturalmente o essere dimostrate da specifici trucchi visuali che mostrano particolari assunzioni del sistema percettivo umano.

In base al meccanismo che ne è causa quindi, si hanno tre categorie di illusioni:
  • ottiche, quando sono causate da fenomeni puramente ottici e pertanto non dipendenti dalla fisiologia umana;
  • percettive, in quanto generate dalla fisiologia dell'occhio. Un esempio sono le immagini postume che si possono vedere chiudendo gli occhi dopo avere fissato un'immagine molto contrastata e luminosa;
  • cognitive, dovute all'interpretazione che il cervello dà delle immagini. Un caso tipico sono le figure impossibili e i paradossi prospettici.


martedì 8 febbraio 2011

BRESCIA ED IL SUO PATRONO

Cosa rappresenta la festa collettiva del Patrono?
S. Faustino cade il 15 febbraio e quel giorno Brescia festeggia il suo Santo Patrono; in città si tiene per tutta la giornata una fiera-mercato veramente grande, animata e ricca, come tuttavia se ne possono trovare tante in Italia. Ed allora perché vi consigliamo di visitare Brescia in questo giorno ?
Semplice, perché è il 15 febbraio che Brescia ed i bresciani riscoprono per un giorno le proprie origini e questa città, solo di recente valorizzata nelle sue enormi attrattive turistico - culturali, si anima di gente, sfodera la propria identità e viene pervasa da un clima festaiolo avvertibile in ogni dove.
Allora la festa diviene occasione per ritrovare antiche usanze, percorrere quartieri altrimenti poco frequentabili, vivere il centro storico di Brescia mescolandosi alla fiumana di gente che dalla mattina fino alla sera invade la città.
Come la vivi?
Personalmente non partecipo a questa festa perché non abito in città e non mi reco per festeggiare.
E' utile?
Sì, è utile per ricordare la ricorrenza del S. Patrono ed è un' occasione per riunirsi e visitare la città e le numerose bancarelle!

http://www.google.it/images?hl=it&source=imghp&biw=1225&bih=781&q=san+faustino+brescia&btnG=Cerca+immagini&gbv=2&aq=o&aqi=&aql=&oq

venerdì 4 febbraio 2011

Acrostico

Immagini: cosa rappresentano?

QUESTA PIZZA RAPPRESENTA LA PASSIONE PER LA BUONA CUCINA...GNAM!

QUESTA BARCA A VELA RAPPRESENTA LA SODDISFAZIONE DI VIAGGIARE E SCOPRIRE NUOVI ORIZZONTI.

QUEST' IMMAGINE RICORDA LA SPENSIERATEZZA TIPICA DELL' ESTATE!

ED ECCO LA FORZA DELLA SOLIDARIETA' UMANA.

QUEST' IMMAGINE MOSTRA LA BELLEZZA DELLA NATURA E I COLORI AUTUNNALI.

LA MUSICA E' UN' ARTE ESPRESSIVA E UN LINGUAGGIO UNIVERSALE.



QUESTA FOTO CI RICORDA LA MALINCONIA E LA SOLITUDINE.

martedì 1 febbraio 2011

Tunisia ed Egitto, il web fa la rivoluzione?

Il fermento di umanità connessa che osserviamo in questi giorni, in Tunisia e in Egitto, ha la tragicità e il coraggio di chi vuole trasformare la propria voce pubblicata in opinione pubblica. Una opinione che non si fonda più nell’immaginario pubblico costruito dalla stampa e dalla televisione di un Paese che, probabilmente, non riesce a dare visibilità a un dissenso diffuso, che non riesce a rappresentare un malessere condiviso. Allora i cittadini provano a rappresentarlo da soli e ad auto-organizzarsi attorno alle possibilità che la rete, oggi, rende disponibili.
La rivoluzione non la fa il web. La fanno le persone, ci ricorda Jillian C. York, perché il web non è garanzia di partecipazione e azione: «I also think it’s a bit irresponsible of Western analysts to start pontificating on the relevance of social media to the Tunisian uprising without talking to Tunisians». Come twitta Alaa Abd El Fattah: «hey frigging american analysts how about we let tunisians, who actually lived what happened decide how relevant twitter and wikileaks where?». Eppure non possiamo negare che «non c’è tentativo di rivoluzione che non sia stato accompagnato da un significativo tasso di conversazione sulla rete e nello specifico su siti di social network come Facebook e Twitter». Sarà per questo che il governo egiziano nella notte tra il 27 e il 28 gennaio ha chiuso l’accesso a tutta Internet e sconnesso la telefonia cellulare, dopo aver oscurato e censurato martedì Twitter, e giovedì YouTube e Facebook, nel tentativo di rendere invisibile quel dissenso che al mondo stava diventando evidente e per evitare che la Rete potesse essere un modo significativo di auto-organizzazione.
La rivoluzione non la fa il web. La fanno le persone, ci ricorda Jillian C. York, perché il web non è garanzia di partecipazione e azione: «I also think it’s a bit irresponsible of Western analysts to start pontificating on the relevance of social media to the Tunisian uprising without talking to Tunisians». Come twitta Alaa Abd El Fattah: «hey frigging american analysts how about we let tunisians, who actually lived what happened decide how relevant twitter and wikileaks where?». Eppure non possiamo negare che «non c’è tentativo di rivoluzione che non sia stato accompagnato da un significativo tasso di conversazione sulla rete e nello specifico su siti di social network come Facebook e Twitter». Sarà per questo che il governo egiziano nella notte tra il 27 e il 28 gennaio ha chiuso l’accesso a tutta Internet e sconnesso la telefonia cellulare, dopo aver oscurato e censurato martedì Twitter, e giovedì YouTube e Facebook, nel tentativo di rendere invisibile quel dissenso che al mondo stava diventando evidente e per evitare che la Rete potesse essere un modo significativo di auto-organizzazione.La rivoluzione non la fa il web. La fanno le persone, ci ricorda Jillian C. York, perché il web non è garanzia di partecipazione e azione: «I also think it’s a bit irresponsible of Western analysts to start pontificating on the relevance of social media to the Tunisian uprising without talking to Tunisians». Come twitta Alaa Abd El Fattah: «hey frigging american analysts how about we let tunisians, who actually lived what happened decide how relevant twitter and wikileaks where?». Eppure non possiamo negare che «non c’è tentativo di rivoluzione che non sia stato accompagnato da un significativo tasso di conversazione sulla rete e nello specifico su siti di social network come Facebook e Twitter». Sarà per questo che il governo egiziano nella notte tra il 27 e il 28 gennaio ha chiuso l’accesso a tutta Internet e sconnesso la telefonia cellulare, dopo aver oscurato e censurato martedì Twitter, e giovedì YouTube e Facebook, nel tentativo di rendere invisibile quel dissenso che al mondo stava diventando evidente e per evitare che la Rete potesse essere un modo significativo di auto-organizzazione.